Nelle ultime settimane abbiamo assistito ad un forte aumento delle scorte di Petrolio in Usa in forte controtendenza con quelle che erano le stime previste: ben 7,97 milioni di barili a discapito di una stima di calo di oltre 600 mila. In questo periodo di forte rivalutazione infatti il petrolio ha toccato il suo valore massimo affermandosi a 57$, ma per quanto riguarda il greggio?
Il greggio, ovvero petrolio non raffinato, è sempre stato una delle componenti essenziali del mercato statunitense e di moltissimi altri paesi quali il Venezuela che, secondo i dati, avrebbe basato gran parte della sua produzione in raffinerie di petrolio e che pare sia uno dei consumatori di greggio più accaniti. Stando alle ultime notizie infatti il crollo delle scorte di greggio ha avuto molte ripercussioni, soprattutto per chi stimava un aumento dei barili a seguito dell’ingente richiesta di mercato. Affianco ad una diminuzione progressiva sempre più importante di greggio è stato tuttavia registrato un aumento delle scorte di benzina, stimato a 4,05 milioni di barili rispetto ai 2,7 previsti dagli economisti nello scorso trimestre.
Come sappiamo l’Usa è, assieme all’Arabia Saudita e alla Russia uno dei maggiori produttori di petrolio greggio al mondo che quest’anno ha dichiarato, per la prima volta dopo decenni, una situazione di stallo provocata dalla diminuzione delle risorse energetiche dalle quali è dipeso il forte rialzo del prezzo al barile. Dopo una prima e rapida discesa, il petrolio sembra confermare il suo Brent a $74 e sono previsti ulteriori rialzi se le scorte dovessero continuare a scarseggiare. Nel frattempo sarà necessario aspettare sino al prossimo 20 giugno per l’incontro tra OPEC e restante dei produttori, incontro dal quale emergeranno le nuove politiche in materia di produzione e distribuzione del greggio. Nulla però, ha spiegato JP Morgan, vieta che nel corso di questi mesi la situazione possa drasticamente cambiare: il prezzo così elevato sul mercato è infatti da riferirsi all’attuale situazione dei maggiori paesi esportatori ed è ancora prematuro definire ulteriormente la direzione del greggio.
Mentre il valore sul mercato sale le scorte continuano inaspettatamente a diminuire: questo impedisce di effettuare chiare previsioni ma è abbastanza per prevedere che, nel corso dei periodi a venire, il prezzo del petrolio subirà un ulteriore ribasso per poi si spera stabilizzarsi. Anche le forti tensioni internazionali tra Cina e Usa non lasciano scampo a quella potrebbe essere una delle crisi petrolifere più importanti se non la più importante degli ultimi tempi: il mercato statunitense ha infatti sempre registrato situazioni di sovrapproduzione che rendono l’attuale scarseggiamento e diminuzione di scorte un fenomeno piuttosto preoccupante. Come abbiamo già detto sono moltissimi i paesi che fanno del greggio una delle loro prime fonti di sostentamento e che rischiano un elevato danno economico se la situazione non tenderà al più presto a stabilizzarsi.
Nel frattempo, le opinioni degli economisti di tutto il globo sembrano concordare con un andamento positivo della prossima quotazione, giustificano l’attuale momento di stallo a seguito delle vicende internazionali e delle misure da chiarire che verranno discusse al prossimo incontro. L’eccessivo rialzo dovrebbe quindi osservare un conseguente ribasso per poi assestarsi, secondo gli esperti, a dei valori più contenuti rispetto ai prezzi troppo elevati degli ultimi tempi.